VISUALCONTAINER[.BOX]

Visualcontainer + [.BOX] Videoart Project Space

Marco Mendeni – Bob Meanza I’M NOT PLAYING Audio Visual Performance

mendeni_meanza

Marco Mendeni – Bob Meanza
I’M NOT PLAYING
Audio Visual Performance
Domenica 6 OTTOBRE ore 18.30

Marco Mendeni, I’m not playing,
Performance/ For hacked videogame and real-time sampler

PREMIERE 2013
sound Artist: Bob Meanza (Berlin)

UNICA DATA
Domenica 6 ottobre 2013
Ore 18.30

Organizzazione e Courtesy:
Theca Gallery, Lugano (CH)

in collaborazione con:
Camera di Commercio dell’Uruguay di Saronno
Galleria Civica di Campione d’Italia
[.Box] Videoart Project Space, Milano

C/O
[.Box] Videoart Project Space
Via Federico Confalonieri 11,
Milano

Abbiamo il piacere di invitarvi alla premiere di  “I’m not playing” performance audiovisiva di Marco Mendeni con il sound artist berlinese Bob Meanza, all’interno del ciclo espositivo internazionale che si sviluppa tra Italia e Canton Ticino e organizzato da Theca gallery (Lugano)
La mostra prosegue  con interventi ed esposizioni site specific presso gli spazi della  Camera di Commercio dell’Uruguay di Saronno e presso la sede museale della Galleria Civica di Campione d’Italia.

I’m not playing è una performance audiovisiva che tematizza lo stretto rapporto che intercorre fra medium videoludico e cultura della simulazione nell’era digitale.
Il videogame nel corso degli anni ha influenzato la nostra percezione spazio/temporale e la nostra concezione di identità, portandoci a un punto in cui reale e virtuale stanno fondendo i loro confini. In questo processo, anche il potere ideologico di un game non è più restringibile al contesto videoludico. I’m not playing prende in esame questo passaggio fondamentale, e lo fa attraverso un gioco di simulazione bellica a cui milioni di persone giocano quotidianamente: COD4.
Nella performance, COD4 viene giocato in tempo reale, ma i paesaggi visivi e sonori del game sono trasformati. Attraverso alcune modifiche al motore grafico, il lato visivo del game viene stravolto, per mostrarci un campo di battaglia reale e virtuale allo stesso tempo. Anche la traccia audio è destrutturata in tempo reale, tramite un sistema che assegna nuovi suoni agli eventi sonori del gioco, il cui controllo è gestito dal vivo.

Scarica la sinossi

Comunicato stampa:
Theca Gallery Lugano organizza questo autunno una grande mostra retrospettiva sull’artista videoludico Marco Mendeni. La mostra sarà suddivisa in tre parti, ciascuna delle quali sarà realizzata con un progetto specifico e in un luogo ad esso dedicato. La mostra internazionale si sviluppa da entrambi i lati del confine: in Italia e in Canton Ticino. Gli spazi della Camera di Commercio dell’Uruguay di Saronno ospiteranno una mostra personale curata da Luca Avanzini. Presso la sede museale della Galleria Civica di Campione d’Italia sarà presentata una selezione dei lavori più importanti dell’artista, realizzati negli ultimi anni di ricerca digitale e materica tra 2009 e 2013, a cura di Matteo Bittanti, con un contributo site-specific di Stefano Roberto Mazzatorta intitolato “Fishing to fish”. Infine, a Milano, nello spazio dedicato alla video arte [.Box] sarà presentata una performance audiovisiva di Marco Mendeni con il sound artist berlinese Bob Meanza intitolata “I’m not playing”, evento curato da Alessandra Arno’.

Marco Mendeni è un new media artist che utilizza il mezzo video come ricerca all’interno dell’avanguardia artistica della Game Art, oggi in pendolarismo tra Milano e Berlino. Mendeni è da anni dedito ad una ricerca artistica che sperimenta la contaminazione tra materia, computer animation e produzione in 3D. Il tutto con un focus particolare, quello sul processo che porta il medium videoludico a diventare un medium sociale. Laureato in nuove tecnologie per l’arte, dopo aver ottenuto importanti esposizioni in Europa ed America, tra cui la recente personale Kennell Game Over a Lugano (Theca Gallery, 2013) e diverse installazioni site specific a Berlino (Impossible Backgrounds), Milano (Playing the game, I am Nico Bellic), e San Francisco (FOV02).

Bob Meanza è un compositore elettronico che utilizza il laptop come suo strumento principale. Ha di recente pubblicato un interessante disco, “Three Diamond Ohms”, utilizzando un organo a transistor anni Settanta. Sul fronte concertistico si segnala il recente “Live at the Loophole” con i Toxydoll, a Berlino. Nella stessa città nel mese di gennaio (2013) ha realizzato una audio-visual performance dal titolo “I’m not playing for hacked videogame and real-time sampler” in collaborazione con lo stesso Marco Mendeni. In ottobre apparirà al RoBOt Festival di Bologna con la audio-visual performance “I’m not playing”, curata da Marcella Loconte

Theca Gallery è una galleria di arte contemporanea di Lugano fondata alla fine dell’anno 2012 che svolge attività espositiva sia presso la propria sede, a Lugano, sia in fiere internazionali di arte contemporanea sia in luoghi istituzionali prestigiosi internazionalmente riconosciuti. La stratificazione concettuale, storica e materica sono i tre aspetti attorno ai quali verte la ricerca artistica e culturale condotta dalla galleria.

www.theca-art.com
gallery@theca-art.com
Tel. +41 91 922 7072

Intervista  a Marco Mendeni e Bob Meanza di  Luca Avanzini /  THECA Gallery Lugano |Switzerland

In cosa consiste il vostro lavoro individuale?

Mendeni: La mia poetica nasce dall’utilizzo inappropriato delle nuove tecnologie, attraverso il loro filtro cerco di descrivere il nostro contemporaneo e di mostrarne le zone ancora in ombra.

Bob: lavoro con il medium digitale, principalmente con la prospettiva del musicista, ma anche con la testa da designer programmatore. Qui in Germania mi hanno dato del “Mediengestalter”, è metafisico, suona benissimo.

Che rapporto avete con l’universo videoludico?

Bob: ha un’impronta probabilmente enorme sul mio stile, soprattutto per il tempo che vi ho trascorso durante l’infanzia. C’è chi è cresciuto con le sigle dei cartoni animati, chi con i sintetizzatori analogici… io sono cresciuto con l’estetica a 8bit del sonoro videoludico, non è poco.

Mendeni : Trovo il videogame uno dei media più appropriati per  “ri-osservarci” nell’era digitale ma anche il modo più stimolante e divertente di stare davanti ad un monitor oggi.

Come e dove vi siete conosciuti?

Mendeni: Vivevo da un anno a Berlino e da tempo cercavo la collaborazione con un musicista per realizzare un progetto di performance in real-time, con Bob è scattata la molla.

Bob: Forse sta diventando più facile collaborare con artisti italiani a Berlino che non in Italia! Scherzo, ma la città è veramente un catalizzatore…

Come è nata la vostra collaborazione?

Bob: volevamo estendere, complementare alcune intuizioni. Marco ricercava l’elemento della performance, con cui io avevo già dimestichezza in quanto musicista. Mentre io cercavo un immaginario visivo, un’ambientazione digitale e fortemente simbolica.

Mendeni: In modo molto naturale. Durante la prima performance Impossible Background al Sowieso di Berlino la contaminazione fra i media ha funzionato fin da subito in modo sorprendente. Credo che il tutto sia dovuto dall’attenzione ed al rispetto del lavoro reciproco.

Lavorare assieme cambia qualcosa nel vostro processo creativo?

Mendeni: Credo molto nella collaborazione  e contaminazione di menti e idee oggi_La visione dell’artista come individuo isolato chiuso nel proprio atelier suona abbastanza obsoleta. Nel mio caso la condivisione permette al processo creativo di mutarne il risultato in modo inaspettato.

Bob: Per me è nata un consapevolezza maggiore del rapporto con la macchina. Il laptop è un oggetto proteiforme, ci lavori con se fosse uno strumento neutro, invece è già materiale artistico. L’incontro con Marco me lo ha fatto capire una volta di più.

Che ruolo ha ciascuno di voi nella performance?

Bob: nell’ultima versione di I’m not playing, il mio ruolo è quello di “hackerare” l’aspetto sonoro del gioco. Intercetto in tempo reale gli effetti originali (voci, eventi, ambienti) e li sostituisco con i miei trattamenti.

Mendeni: Hackerare e stravolgere il videogame in questione entrando in sinergia con le sonorità di Bob. In quest’azione di smontaggio  e rimontaggio del game in real-time la narrazione viene scardinata alla ricerca di un nuovo senso simbolico.

Vivendo in due paesi diversi, uno in italia e l’altro in germania, come sviluppate le vostre performance?

Mendeni: Prima davanti ad una paio di birre nella capitale tedesca, ora nel cyberspazio di skype_

Bob: e chissà quale dei due setting è il più produttivo…

Virtuale-reale, digitale-analogico, potreste spiegare che ruolo hanno queste coppie apparentemente antinomiche nel vostro lavoro?

Bob: lavorando da anni con il computer, per me è diventato più naturale spostare un pomello software che toccare una vera console. Il virtuale-digitale ha invaso prepotentemente il flusso di lavoro, fino a divenire il livello del reale. Non è un problema, l’importante è essere consapevoli delle implicazioni. Anche l’analogico è una tecnologia, dopotutto.

Mendeni: Faccio parte di una generazione nata con l’analogico e cresciuta con il digitale, nata con i primi esperimenti di realtà virtuale ma senza la rete o il telefonino. Penso che la nostra esistenza e quindi anche il nostro linguaggio espressivo passi inevitabilmente attraverso la coesione di questi due aspetti.

Che ruolo gioca lo spettatore nelle vostre performance ?

Mendeni: Fino ad ora nelle nostre performance l’idea è che lo spettatore si faccia trascinare abbandonandosi  in un viaggio tra suoni e visioni virtuali, in futuro stiamo pensando a molteplici aspetti tra cui rendere partecipe attivamente le persone fra interazione e simulazione.

Bob: credo che lo spettatore debba innanzitutto capire se si trova a un concerto, a uno screening, o davanti a un’installazione. All’inizio della performance niente è scontato. E’ bel punto di partenza.

Dopo l’esperienza di Berlino (Impossible Background, 2012 / I’m not playing) e questa nuova performance milanese, avete in progetto di continuare la vostra collaborazione? Se si in che modo?

Bob: stiamo pensando a come estendere ulteriormente il progetto. Dare un ruolo più forte ai performer in scena. Proporre l’interattività da parte dello spettatore. Ci sono molte cose da definire, ma ci stiamo lavorando.

Mendeni: Si, il nostro lavoro  in poco tempo ha riscosso un interesse notevole. In questi giorni mi trovo a San Paolo in Brasile per il FILE festival_ELECTRONIC LANGUAGE INTERNATIONAL FESTIVAL,
In Italia siamo stati invitati a presentarlo al Robot festival di Bologna e allo spazio Box di Milano.  Che dire, c’è molto entusiasmo e voglia di espandere la ricerca.

Non è possibile lasciare nuovi commenti.